(…) Il viaggio americano del presidente della Camera (…) rappresenta (…) un passaggio importante nella strategia di lungo periodo del cofondatore del Pdl. (…) gli obiettivi (…) osservare da vicino il modello istituzionale americano, che da tempo è stato individuato (…) come un sistema “importabile” e virtuoso per efficienza della macchina politica e trasparenza nei rapporti tra il potere istituzionale e il grande capitale economico.
(…) il suo (di Fini) 2010 (…) sarà caratterizzato da un recupero di istanze di tipo liberale (…) liberalizzazione del mercato del lavoro, riforma del welfare, del presidenzialismo (alla francese) e del rafforzamento dei poteri di controllo del Parlamento sull’esecutivo. (…) Fini ha già individuato come inderogabile la regolamentazione del lobbismo secondo il modello americano: rendere pubblici e rappresentati i gruppi di potere e di pressione economica e finanziaria all’interno del Parlamento. Fini pensa infatti che altrimenti, di fronte alla debolezza dei nuovi partiti “incapaci di quella mediazione e sintesi dimostrata in passato dai grandi partiti di massa”, il fenomeno lobbistico è destinato a svilupparsi ulteriormente “nel suo senso deteriore corrispondendo ad interessi oscuri”. Da mesi sono al lavoro due gruppi di tecnici coordinati dalla fondazione FareFuturo e in cantiere ci sono diversi seminari e convegni che riempiranno il calendario con una crescita esponenziale prevista per il post elezioni regionali.
Nel nuovo programma finiano, la regolamentazione dei gruppi di pressione, delle lobby, si armonizza con le riforme istituzionali all’interno di un “sistema presidenziale che individui un Parlamento forte capace di garantire il check and balance”. Meccanica all’interno della quale viene viene individuata come necessaria la regolamentazione del lobbismo non solo in riferimento alla dimensione nazionale ma anche, in previsione di un più accentuato federalismo istituzionale, a quella regionale: “dando trasparenza ai rapporti tra imprese e amministrazioni pubbliche in modo che i cittadini possano avere elementi per verificare la correttezza e i costi delle decisioni assunte dalle istituzioni”. (…).
fonte: il Foglio, 5 febbraio 2010
autore: Salvatore Merlo