di Bruno Mastroianni
Il fatto che la Chiesa italiana a dicembre proponga un convegno su Dio non va confuso con un evento intellettuale. E non va nemmeno preso come un gesto estemporaneo destinato a rispolverare nel nostro Paese un po’ di senso religioso. Ragionare su “Dio oggi: con lui o senza di lui cambia tutto” è porsi la domanda fondamentale per l’uomo contemporaneo.
Oggi siamo abituati a ritenere che a ogni problema corrisponda una soluzione tecnica, da affidare a specialisti. I ritmi di vita, le giostre mediatiche, perfino la prassi politica ci abituano a valutare ogni questione dal punto di vista del suo funzionamento, del suo posizionamento sulla scacchiera. Al massimo ci fermiamo a valutare le relazioni tra gli elementi in gioco. Le cose serie sembrano dipendere dalla competenza: le ricette concrete e la giustapposizione di misure sembrano l’orizzonte unico entro il quale le azioni e le decisioni umane trovano la loro efficacia. Tutto il resto finisce per esser inteso come irrilevante, o comunque da relegare nella dimensione del tempo libero e delle scelte private.
La Chiesa italiana, pienamente in linea con Benedetto XVI, sta sostenendo l’esatto contrario. E’ quel “resto” – la sfera delle domande sul senso ultimo delle cose – ciò che conta maggiormente. Perché è proprio a partire dalle domande di fondo che tutto acquista direzione e motivazione: le tecniche e le operazioni sono solo una conseguenza. Porsi oggi la questione delle questioni – quella su Dio – non è un esercizio di pia spiritualità, ma la priorità più urgente.
L’avvento della modernità in fin dei conti è stato come un passaggio dalla carrozza all’automobile. È come se una certa mentalità contemporanea si fosse concentrata troppo nel considerare l’aumento dei comfort, la maggiore autonomia di spostamento, la riduzione degli ingombri e tutti i vantaggi. A discapito della domanda fondamentale (la stessa che poneva la carrozza): con questo mezzo di trasporto dove recarsi?
La crisi economica ha dato il colpo di grazia: l’ottimismo tecnicista, secondo cui lo sviluppo sarebbe costantemente cresciuto, è stato brutalmente smentito. L’epoca delle ricette è finita. La diga della gioiosa opulenza si è rotta, facendo fuoriuscire un fiume di domande su cosa è l’uomo e che cosa ci fa in questo mondo. Chi sarà in grado di dare una risposta credibile a quelle domande avrà risposto alla sfida più alta del mondo contemporaneo.
Riportando in primo piano la questione di Dio la Chiesa non vuole far scendere l’uomo dall’auto. Gli sta porgendo una mappa.
tratto da: brunomastroianni.blogspot.com