Lettera di Vittorio Gervasi (ex assessore al comune di Montesilvano – Pescara) al direttore del quotidiano IL CENTRO Luigi Vicinanza
GENTILE direttore, ho apprezzato la sua iniziativa di aprire un pubblico dibattito su un possibile “Patto etico“ per rigenerare l’Abruzzo sferzato da una profonda crisi morale. Registro con piacere le tante adesioni e i bei contributi che molti politici stanno facendo affluire sulle pagine del Centro. Francamente non ho dubitato neanche per un attimo sui contenuti delle numerose dichiarazioni di intenti. Vale però la pena ricordare che l’etica (ed in questo ci viene in aiuto anche l’etimologia della parola) è quella parte della filosofia definita “pratica” che incide sul comportamento dell’uomo per distinguerla dalla filosofia cosiddetta “teoretica” che si occupa invece di indagare sui principi generali. Posto che sui principi il coro è sostanzialmente unanime e condivisibile, si pone allora un problema, anche questo di ordine etico, di coerenza nel dare concreta attuazione ai principi. Coerente è colui che pone in pratica i principi razionali che ritiene veri. Questi principi astratti provengono in realtà dall’esperienza di vita concreta e se l’uomo è coerente incidono nella vita quotidiana. Erza Pound a tal proposito diceva: «Quando un uomo non mette in pratica i principi in cui crede, i casi sono due: o questi principi non valgono nulla (volendo intendere che non sono veri); oppure lui come uomo non vale nulla (volendo intendere che è una persona debole perché incapace di fare ciò in cui crede)». Quindi il difetto o è nella mente o nella volontà. Posto che i principi da tutti enunciati sono sani e corretti ritengo che non resti altra alternativa che esercitarsi nella volontà per tradurre in pratica ciò che si afferma a parole. L’esercizio, posso garantire, non è dei più facili.