di Paolo Venturi*
… in una storia (araba) ormai nota e recuperata recentemente da illustri economisti italiani come L. Becchetti e S. Zamagni si racconta:
“di un cammelliere che lasciò alla sua morte un testamento per dividere i suoi beni tra i tre figli. Il cammelliere aveva 11 cammelli e nel suo lascito testamentario stabilì di assegnare metà dei suoi beni al primo figlio, un quarto al secondo figlio e un sesto al terzo figlio. Quando giunse il momento di dividere l’eredità iniziarono i problemi. La metà di undici cammelli fa cinque cammelli e mezzo. Il primogenito pretendeva di “arrotondare” il lascito paterno esigendo il sesto cammello. Gli altri fratelli si opponevano sostenendo che era già stato troppo privilegiato dalla volontà del padre. Inizio così un conflitto tra di loro.
Un giorno un cammelliere molto meno ricco si trovò a passare da quelle parti e, vedendo i tre figli litigare, decise di donare il suo unico cammello per aggiungerlo al monte ereditario. Grazie a questo aiuto adesso fu possibile accontentare le pretese dei tre eredi. Al primo andarono 6 cammelli (la metà di 12), al secondo 3 cammelli (un quarto di 12) e al terzo 2 cammelli (un sesto di 12). Tutti si ritrovarono concordi perché nessuno di loro stava pretendendo più del dovuto nella nuova situazione. Il totale adesso faceva esattamente undici cammelli. Il donatore di passaggio potè così riprendersi il dodicesimo cammello”.
Quest’antica storia ci fa capire meglio che affidarsi unicamente alla sola efficienza non ci aiuta a raggiungere la giustizia sociale. Perseguire la “giustizia” significa lasciar spazio al dono e alla sua fertilità di generare valore e ricchezza. Il cammelliere che ha donato il suo unico cammello si è trovato alla fine più ricco… (di gratitudine) e ha permesso che si trovasse un punto di incontro capace di ripristinare un accordo (mercato).
Ecco perché è indispensabile sostenere i soggetti dell’economia sociale: producono, insieme a beni e servizi, anche relazioni più ricche in quanto capaci di promuovere al contempo valore economico e giustizia sociale.
La storia dei cammelli ci aiuta a pensare in modo diverso a questa crisi. Chi porterà il dodicesimo cammello? Continuare a pensare che la società e l’economia si risollevino solo per un istinto primordiale generato dall’efficienza di un sistema (austerity), penalizzando o disincentivando quei soggetti che per loro natura e per le loro motivazioni sono da sempre portatori del “principio del dono” nell’economia (come le Cooperative Sociali e le Organizzazioni Non Profit), non aiuterà a ritrovare il percorso della crescita e dello sviluppo. La Giustizia chiede il dono per potersi affermare; il Mercato, anche.
* Paolo Venturi
Dirigo AICCON, Centro Studi promosso dall’Università di Bologna, insieme a Organizzazioni del Terzo Settore e al movimento cooperativo. Collaboro come esperto e ricercatore a progetti di sviluppo sui temi dell’economia sociale e del non profit, anche se la mia prima passione è stata il fundraising (sono stato co-fondatore dell’ASSIF). Appassionato di Impresa Sociale e Innovazione mi ritengo un manager prestato alla ricerca, accanito tifoso milanista e padre di due bellissime bambine. @paoloventuri100
fonte: vita.it