Cominciamo dalla fine: Paolo Savona (nella foto), a pag. 101 di ’Eresie, esorcismi e scelte giuste per uscire dalla crisi – Il caso Italia’ (Rubbettino), lapidariamente dà un riferimento temporale. Scrive, infatti: “Questo lavoro è stato finito il 9 dicembre 2011”.
Lo fa parlando di crisi e del quadro europeo di riferimento, dunque, il giorno conclusivo dell’incontro dei Capi di Stato e di Governo svoltosi a Bruxelles l’8 e il 9 dicembre 2011. La riunione era stata l’esordio dell’allora neo-premier italiano Mario Monti, sul palcoscenico europeo, con questo specifico “cappello”.
Leggere il pamphlet, scomodo e lui stesso un pizzico eretico, di Savona, così agli antipodi dai canti gregoriani dominanti, all’indomani della conclusione del vertice brussellese del 28 e 29 giugno 2012, è illuminante, istruttivo, persino inquietante.
Il professor Savona, oggi Presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi è un economista di lungo corso, ma è anche qualcosa di più: ha il dono della visione e della pre-visione.
Perché si è formato nel nido delle aquile del Servizio Studi della Banca d’Italia, mondialmente considerato incubatore di pensatori d’élite in materia economica. E poi ha il tocco magico dell’ironia e della leggerezza, oltre che una scrittura leggibile al volgo ed all’inclita, dunque capace di far “digerire” ragionamenti di politica economica anche al più rozzo analfabeta (purché di ritorno).
Prima di parlare del pamphlet, però, e per dare un paio di pennellate di approfondimento al ritratto del suo Autore, che, giovanissimo, è stato allievo di miti come Guido Carli e Paolo Baffi, permetteteci di riportare alcuni elementi che fanno parte della formazione di Savona e spiegano le straordinarie credenziali professionali che ha patrimonializzato sin da giovanissimo. Copieremo spudoratamente, ma si tratta di elementi davvero significativi: “Presso il Servizio Studi di Bankitalia partecipa al gruppo di lavoro che crea il primo modello econometrico dell’economia italiana, M1BI.
Trascorre un periodo di studio al MIT di Boston, dove collabora con Franco Modigliani; sotto la sua guida elabora con Giorgio La Malfa la prima yield curve (curva dei rendimenti) dell’economia italiana.
Insieme a Michele Fratianni studia i modi di creazione della base monetaria internazionale e la sua moltiplicazione in eurodollari che condurrà nel 1971 alla fine dell’Accordo di Bretton Woods.
Trascorre un periodo di specializzazione al Board of Governors della Federal Reserve a Washington dove studia il funzionamento del mercato monetario in vista dell’emissione in Italia dei Buoni Ordinari del Tesoro.”
Insomma, un profondo conoscitore di ciò che dice e non il solone da instant book che vanno per la maggiore, specialmente in materia economica.
Iniziamo ad andare nei dettagli con una premessa: è un libro che ogni italiano dovrebbe leggere.
Per non farsi menare per il naso da presunti salvatori della Patria o da cattedratici chiamati al capezzale di un’Italia boccheggiante e sempre sulla soglia del reparto rianimazione.
Perché se i rianimatori continuano a perpetuare eresie, esorcismi e a disdegnare le scelte giuste, contrabbandando per supremi sacrifici quelli che sono semplicemente “pannicelli caldi”, non ne caveremo un ragno da un buco, continuando a farci dilaniare da carnefici esterni pro domo loro.
Al Tribunale dell’UE, l’istituzione che abbiamo largamente provveduto a fondare, trasformandoci, chissà perché o percome (ma il professor Savona lo spiega benissimo) nelle pecore zoppe, ci vogliono mettere sotto schiaffo. In realtà, ciò dipende dalle redini dell’Unione (che resta solo economica; quella politica manco si è cominciata a costruirla, anzi circola una tendenza amnesiaca che la dice lunga…), tenute saldamente in mano dalla poco democratica Germania.
Illuminante, ad esempio, è l’elegante citazione da Marcello De Cecco, che l’Autore fa, riguardo ad “un’Italia che ha sempre fatto fronte ai propri debiti, a differenza di una Germania che non l’ha fatto mai.”
La riflessione di Paolo Savona parte dalla disamina di una serie di eresie e di esorcismi provenienti da Governi vari – risale alla privatizzazione dell’energia elettrica, pensate un po’! – intendendo con le prime delle false credenze diffuse per mimetizzare le incapacità di Governi e altri soggetti attivi sullo scenario di dare il colpo di reni per risollevare l’Italia da un pantano in cui si sta dibattendo, a cominciare dal 1962 e, più gravemente, negli ultimi 20 anni.
Esorcismi sono, invece, secondo il brillante economista, quelle foglie di fico dilatorie che servono a dare un mc di ossigeno a un ammalato cascato in apnea.
E poi ci sono loro, le tanto auspicabili (e per questo non praticate, anzi evitate e demonizzate) scelte giuste, respinte come se contagiassero la peste, con una serie di “ragionevoli” alibi dalla visione miope.
Quello che sfugge a noi tutti, infatti, è che l’Euro è una moneta “artificiale”, un po’ come l’esperanto, sottratto al governo dei singoli Paesi, ma di fatto si percepisce una BCE asservita agli interessi di chi rivendica primogeniture: e chi, se non la Germania?
Dunque, l’aver esternalizzato il battere moneta rende cagionevoli, deboli, facilmente sotto tiro. E tutti quei soggetti che di volta in volta vengono “incolpati” di tale fragilità, da un costo del lavoro che, guarda caso, è minore che in casa Merkel, ad una serie di soggetti considerati zavorre (pensionati in primis) appaiono gocce di un oceano schizzate per distrarre rispetto al vero nodo che è rappresentato da un mercato mondiale dimensionato per un miliardo d’individui che, d’improvviso se ne trova a doverne servire quattro, mentre altri due sono ad portas.
Insomma, – è il messaggio di Savona – non credete alla rava ed alla fava e pretendete che si prendano decisioni concrete, non l’esorcismo dell’IMU e della paventata patrimoniale: ad esempio, una “vera” vendita del patrimonio immobiliare con “una newco con capitale inizialmente collocato presso la Cassa Depositi e Prestiti, per poi essere ceduto al mercato, creando in Italia una prima seria public company. Alla newco poteva essere concesso di operare con una leva finanziaria di 3, garantendo l’acquisizione immediata di beni pubblici pari ad almeno 200 miliardi di euro, sotto condizione di condurre una due diligence, ma anche di cominciare ad elaborare un piano di loro utilizzo che avrebbe dato anche una piccola spinta alla crescita”.
Crescita, appunto, ovvero la gamba zoppa non solo del nostro Paese, ma anche dell’Europa, ancorata ad un Patto di stabilità che non ha, invece, il contrappeso di un Patto della crescita (presupposto del quale c’è la già nominata Unione politica e non solo economica).
Nel recensire questo pamphlet, però, così concatenato nei serrati ragionamenti che sostengono le tesi dell’Autore (li scoprirete solo leggendo… siamo stati delatori volutamente molto parziali…), v’invitiamo altresì a deliziarvi con una profetica autocitazione, da pagina 74 a 76, che riporta un brano spassosissimo, di fantascienza economica, frutto della fertile fantasia (invece no… molto s’è realizzato o si sta realizzando) del professor Savona che, con Carlo Pelanda, nel 2001 scrissero ’Sovranità & Ricchezza’ (Sperling & Kupfer); le cronache extraterrestri che contiene sono sbalorditive intuizioni di quello che è avvenuto… terra terra. Ed altrettanto coinvolgente è “Eresie, esorcismi e scelte giuste per uscire dalla crisi”: solo che non è fantascienza… ma tostissima realtà.
fonte: lindro.it