Per rilanciare l’economia del suo paese, il presidente Obama ha individuato una strategia di quattro azioni. L’innovazione è al primo posto. Quella vera, in grado cioè di produrre novità, non copiature. Il settore in cui prevalentemente si vedranno novità è quello della “green economy”. La seconda azione è rivolta alla promozione dell’export. Non generica, ma agganciata ad un obiettivo concreto e molto accattivante: raddoppiare l’export entro cinque anni per creare due milioni di nuovi posti di lavoro. La terza azione sarebbe vitale anche per l’Abruzzo, che è alla canna del gas in quanto a rapporto tra popolazione giovane e anziana: si tratta di maggiori investimenti nell’educazione. Il dolce alla fine: la quarta azione per la strategia di rilancio dell’economia degli Stati Uniti è la riforma finanziaria. Un punto centrale che dovrebbe essere siringato nelle vene del ceto politico abruzzese, che passa per la riduzione delle tasse a favore delle piccole e medie imprese. E’ più facile spezzare l’atomo che un pregiudizio, affermava Einstein: quando si pensa agli Stati Uniti li si fa coincidere con le multinazionali e la finanza, invece, Obama ha capito che il vero fondamento dell’economia americana sono le piccole e medie imprese, che sono state massacrate dalla crisi economica ma hanno consentito alla più grande democrazia del mondo di andare avanti. Il piano di risanamento maturato dall’intelligenza del presidente Obama e del suo staff, chiamato “recovery act”, ha come cardine lo sviluppo delle Pmi proprio con l’obiettivo di incrementare i posti di lavoro attraverso una deduzione immediata delle spese per investimenti fino a 250mila dollari e significativa riduzione del capital gain. In America anche le Pmi che sono in attivo fanno fatica ad accedere al credito perché le grandi banche preferiscono avere come clienti i colossi. Per questo, il presidente Obama ha pubblicamente elogiato il coraggio e la determinazione delle piccole imprese che hanno resistito alla recessione economica e sono pronte a rigenerarsi per ripartire nella crescita. Con il cosiddetto “Small Business Lending Found”, il Fondo per i prestiti alle Pmi che Obama ha proposto al Congresso degli Stati Uniti verranno trasferiti oltre trenta miliardi di dollari (che provengono dal programma originariamente destinato a salvare le banche dalla crisi dei mutui subprime) alle banche locali e regionali proprio per incoraggiare il credito alle Pmi. Le banche piccole e medie – come, ad esempio, il nostro sistema di credito cooperativo – in America riceveranno incentivi per erogare prestiti alle Pmi. Le banche che – rispetto al 2009 – aumenteranno il volume dei prestiti avranno ancora più denaro dal Fondo. Si riattiverà quel virtuoso rapporto tra banca e impresa che è il vero carburante dell’economia reale. Ricordo quando mi dissero della foto che ritraeva i due presidenti, Chiodi e Obama, e la speranza suscitata solo a vederla pubblicata sulla prima pagina di questo giornale. Nell’Economico di Senofonte Iscomaco ricorda che suo padre non gli permetteva di acquistare un campo che fosse già stato lavorato, preferiva quelli improduttivi e senza coltivazioni, per abbandono o per incapacità dei proprietari. Il padre di Iscomaco, a proposito dei campi, affermava «che quelli che non hanno margine di aumento non offrono neppure uguali soddisfazioni, ma pensava che ogni possesso o creatura che migliora rallegra moltissimo. Nulla ha un margine d’aumento maggiore di un campo diventato molto fertile da improduttivo che era». L’Abruzzo è sfinito: urge il coraggio di accelerare la fine dell’economicamente improduttivo fatto di individualismi che perseguono vantaggi personali alla faccia del bene comune. Solo dopo, si potrà veramente ricominciare.
autore: Gabriele Rossi
fonte: ilcentro.it