di Joshua Lawrence*
Comunicare oggi è ancora più importante ora che i più si rivolgono ad una me-society, in cui una parte imponente delle attività sociali passano per computer e cellulare. Non solo, sempre più spesso siamo “always on”, sempre connessi. I messaggi, le informazioni, le immagini ci giungono in tempo reale dovunque ci troviamo.
Siamo quindi ben oltre il citizen journalism in cui gli utenti si fungono inviati speciali, inviando alle redazioni o al proprio blog notizie, immagini, video di eventi (come i video amatoriale dell’attentato alle Torre Gemelli). Oggi, grazie ai social network, proprio i singoli utenti sono principali artefici della comunicazione e della creazione di notizie; messaggi scorrono, opinioni si formano e persone si organizzano con strumenti di loro uso quotidiano. Queste reti sociali potenziate sono diventate la prima agenzia di stampa. Infatti, è dai twit su Twitter e dai post su Facebook che sono arrivate le prime notizie del Terremoto dell’Aquila. Il terremoto del 6 aprile scorso ha accelerato tale processo – l’utilizzo di Internet e dei media sociali è aumentato in modo esponenziale e l’accesso alla rete è diventato un bene di prima necessità, nonostante i vuoti di coperture della banda larga nei centri minori sia ancora troppo presente nel territorio colpito.
Già in situazioni normali si stima che oltre il 90% delle grandi opere nel nostro Paese subiscono contestazioni dalle comunità locali interessate, comportando forti ritardi e ostacoli alla realizzazione delle stesse, spesso con conseguenze gravi in termini di mancato sviluppo, tensioni sociali, perdita di competitività e di risorse.
A seguito del sisma la fame di comunicazione e di relazioni si è molto diffusa e la Protezione Civile, gli enti locali e la stampa si sono sforzati di soddisfare le esigenze di informazioni utili e comprensibili. Man mano che i problemi di prima necessità hanno iniziato a trovare una soluzione, anche se spesso provvisoria, la necessità di comunicazione e, soprattutto, di partecipazione sono aumentate.
I cittadini colpiti non vogliono solo sapere, desiderano diventare attori della ripresa della loro vita e della loro città.
Nei prossimi mesi le forze sociali locali e i singoli cittadini delegheranno sempre meno facilmente le decisioni ai rappresentanti istituzionali. Il che è normale; la gente vuole capire, farsi un’opinione, avere un ruolo decisionale. La gente vuole contare.
Non tutte le decisioni troveranno consenso. Ma comunque sarebbe troppo facile incolpare i cittadini locali che si oppongo ad una data decisone di non aver capito bene, o di lamentarsi delle (pur prevedibili e reali) strumentalizzazioni promosse da chi ha in realtà altri fini. Una delle regole base della comunicazione è che tocca sempre all’autore del messaggio l’onere di assicurarsi che questo venga recepito.
La criticità del prossimo anno per il futuro del Capoluogo, simbolo anche della Regione, richiede quindi una gestione strategica e globale della comunicazione. Ben vengano comunicati stampa, newsletter, convegni, presentazioni di progetto ma solo se integrati con un sistema di ascolto (sondaggi, partecipazione ai new media, allestimenti di stand e altre aree di “relazione”). Svolto in maniera professionale, il dialogo con i cittadini e con le organizzazioni locali funziona, perché la prima esigenza del cittadino non è essere antagonista a tutti i costi, ma piuttosto essere informato, capire vantaggi e rischi e, per quanto possibile, dare un contributo.
*Delegato Territoriale FERPI (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana) Abruzzo-Molise www.ferpi.it
fonte: ilcentro.it