Valutazione e controllo sono alla base di qualsiasi sistema professionale. Il cambiamento del sistema lombardo in questi anni è stato formidabile. Ecco alcuni dati, in sintesi, degli ultimi 10 anni:
– riduzione dei ricoveri ordinari (da 1,7 milioni a 1,5 milioni), che significa maggiore appropriatezza di erogazione dei servizi;
– mantenimento del numero di casi e del numero delle giornate di day hospital (tra 450 e 500mila casi all’anno per un milione di accessi circa);
– riduzione delle degenze medie (da 8,7 a 7,6 giornate), che significa maggiore capacità di risposta ai bisogni;
– passaggio della chirurgia poco complessa dal ricovero alla day surgey, con beneficio dei pazienti che possono essere assistiti a casa;
– riduzione dei ricoveri ordinari inappropriati, secondo quanto definito a livello nazionale (riduzione da oltre 2 milioni di giornate di degenza ospedaliera inappropriate a meno di 400 mila);
– creazione dello spazio per i bisogni nuovi di assistenza di una società che diventa più anziana, con cure palliative (oggi il 25% dei decessi di tumore è in reparti di cure palliative con oltre 300 letti attivi e programmi di estensione del servizio a livello domiciliare) e riabilitazione: in 10 anni si è passati da 1,5 a 2,2 milioni di giornate, pari al 60% in più.
Tutto questo peraltro non ha generato deficit, ma un effettivo equilibrio di bilancio. Questo cambiamento è stato sicuramente costruito su due capisaldi: il primo è la libertà di scelta, che significa di fatto promuovere una “gara” tra le strutture, soprattutto dove esistono molteplici strutture erogatrici di prestazioni; il secondo è la sussidiarietà, intesa come spazio alle iniziative del privato profit e non profit.
Questo cambiamento così forte si è basato sulla capacità dei soggetti privati, ma anche dei soggetti pubblici: questi ultimi, in questi anni, hanno profondamente modificato la loro capacità di offerta, le modalità di erogazione delle cure, la loro qualità, e anche i costi di produzione (forse questi non ancora a sufficienza).
In questo contesto così ricco e pieno di opportunità il ruolo di valutazione e controllo è fondante.
Ma cosa significa valutare? Innanzi tutto occorre sempre ricordare che i sistemi sanitari e le strutture che erogano prestazioni sanitarie sono per loro natura organizzazioni complesse. Il tema della valutazione in sanità è di conseguenza un’attività complessa. A livello internazionale si sono sviluppate metodologie e standard di riferimento basandosi sui quali sono possibili confronti. Peraltro occorre superare questa difficoltà perché è estremamente importante la valutazione delle strutture sanitarie al fine di mantenere una pressione positiva sull’organizzazione e uscire dall’autoreferenzialità.
In questa direzione la Regione Lombardia ha iniziato a sviluppare, in questi ultimi anni, un sistema di valutazione delle strutture sanitarie. Dapprima ha definito i requisiti per l’accreditamento regionale, poi ha introdotto gli standard della norma ISO. Infine, nell’ultima fase, ha iniziato ad utilizzare gli standard Joint Commission International, l’ente accreditante più grande al mondo, per valutare le strutture ospedaliere e le ASL. Il processo è agli inizi e gli standard introdotti sono solamente alcuni (accesso, diritti dei pazienti, continuità delle cure, gestione delle risorse umane, gestione delle informazioni, gestione e miglioramento della qualità e sicurezza dei pazienti). Sicuramente la specificità degli standard e il metodo di verifica degli stessi sul campo sono punti di forza che dovrebbero consentire un miglioramento del sistema stesso.
Occorre percorrere questa strada della valutazione fino in fondo. Di seguito tre proposte per valorizzare la ricchezza del cambiamento in questo momento.
1. Il tema del controllo non può essere solo esterno (fatto da funzionari) ma deve vedere i medici in primo piano. I professionisti devono svolgere effettivamente un’opera di valutazione delle performance qualitative. Occorre una responsabilità professionale diffusa nelle strutture, atte a generare un clima positivo sotto il profilo professionale. La pura autoreferenzialità non paga: statistiche sulle attività svolte, valutazioni comparative a livello nazionale e internazionale sulle performance, accettazione di un sistema di qualificazione professionale come avviene in altri Paesi, sono la base fondamentale di una professione matura e qualitativa.
2. Il ruolo del paziente, l’informazione messa a disposizione del paziente, un effettivo “consenso informato” possono giocare un ruolo positivo rendendo maggiormente consapevole il paziente. Nell’ambito di questi ruoli già oggi presenti all’interno dell’ospedale, l’ufficio per le relazioni con il pubblico è anche organizzazione di difesa del cittadino e del paziente e può giocare un ruolo di controllo sociale e di segnalazione di comportamenti potenzialmente problematici.
3. Infine la valutazione nel merito è effettuata da un terzo soggetto che, in modo sistematico, con standard di riferimento specifico e con grande professionalità, possa verificare i comportamenti effettivamente riscontrati. Questo assume una grande utilità non solo per i pazienti, ma anche per i professionisti, che possono confrontarsi con colleghi che portano criteri di riferimento intenzionalmente riconosciuti.
La sussidiarietà è innanzitutto una responsabilità per tutti i soggetti (chi programma, chi gestisce e chi valuta): questa è la sfida di maturità che il sistema sanitario lombardo ora deve vincere.
fonte: ilsussidiario.net
autore: Antonello Zangrandi